VECCHIO NUOVO

Dove può la fotografia leggere il tempo che passa, i corpi e le cose che invecchiano, le nuove cose che nascono? In ogni luogo e in ogni particolare, ovunque lo sguardo possa muoversi, e con esso la mente, là la fotografia lo seguirà, leggendo, sempre, il tempo che passa. Dopo la fase ottocentesca durante la quale la fotografia, arte neonata, adottava la divisione in generi dettata dalla pittura, muovendosi fra ritratto, paesaggio, natura morta, evento sociale, nell’arco del Novecento tutto è diventato oggetto d’attenzione per quest’arte mobile, sempre in mutamento, libera proprio poiché governata da scelte mentali, affettive, concettuali, comportamentali.

In queste pagine troviamo una selezione molto stretta di opere fotografiche di quattro artisti italiani di generazioni diverse. Vi sono immagini tratte da una ricerca molto importante e molto nota di uno dei maestri della fotografia italiana del Novecento, Mario Giacomelli, dal titolo Verrà la morte e avrà i tuoi occhi, una riflessione tenera e cruda al tempo stesso sulla vita in un ospizio nata dalla lettura della raccolta di poesie di Cesare Pavese.

Ma a questi volti e corpi in bianco e nero di anziane persone segue l’immagine di Paola De Pietri di un cielo azzurro pieno di uccellini in volo: non sappiamo se siano in arrivo o in partenza, se sia dunque primavera o autunno, se la stagione stia nascendo o morendo e in quale tipo di attesa dobbiamo porci. Questo cielo indeterminato è come l’abbraccio del tempo che si muove sopra di noi e dentro di noi. E appaiono nuovamente volti di persone anziane ospiti di una casa di riposo. Fabio Boni ha realizzato una serie di fotografie a colori, nelle quali alcune donne e alcuni uomini sono ritratti frontalmente su un fondale bianco. I loro volti sono come fiori colorati seccati fra le pagine bianche di un libro, come usava una volta, un tempo tridimensionali e ora bidimensionali, e dunque più esemplari ed eleganti.

Chiude questo racconto una coppia di immagini di Marco Signorini. In esse vediamo due piccole figure di giovani che guardano verso l’orizzonte e il paesaggio lontano. Ricordano quelle minuscole presenze umane che troviamo nella grande pittura romantica di Friedrich o Carus: solitarie figure che guardano verso l’infinito cercando una loro collocazione nel grande mondo, isolate in una smisurata dimensione spazio-temporale che va molto oltre le loro vite.

multiverso

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