COLORE

Sono i colori ad assicurare varietà alla natura. Essi sono decisivi non solo nel determinare l’atmosfera di un ambiente o di un paesaggio, ma anche nel condizionare lo stato d’animo dell’osservatore. Le loro sfumature sono infinite: i colori dei fiori e della vegetazione abbracciano tutto lo spettro cromatico mentre il verde delle foglie di piante ed alberi, con le sue numerose variazioni e gradazioni, offre uno sfondo inesauribile allo sguardo. Il cambiare delle stagioni è accompagnato dal loro continuo mutare: pensiamo alla grandiosa cavalcata di sfumature di un bosco d’autunno, o alla pompa cromatica di un bel parco, o alla meraviglia di un mazzo di fiori ben assortito.

Se prescindiamo dalla riflessione di Francesco Bacone secondo la quale il primo a piantare un giardino – che egli definisce «il più puro piacere dell’uomo» – fu Dio onnipotente stesso, come si è formata questa varietà multicolore del mondo vegetale?

La vita ebbe inizio circa 3,5 miliardi di anni fa. Tra i primi organismi unicellulari procarioti (privi di nucleo), ne comparvero alcuni (cianobatteri) che apparivano ‘verdi’ per la presenza di un pigmento (la clorofilla) che permetteva loro di catturare l’energia della luce per convertirla in energia chimica. Durante questo processo, denominato fotosintesi, l’anidride carbonica (CO2) poteva essere ridotta per formare carboidrati: Cn(H2O)n, o zuccheri, con simultanea liberazione di ossigeno. Ciò determinò un lento e progressivo arricchimento di questo gas nell’atmosfera che da riducente si trasformò in ossidante. Questi cianobatteri erano, peraltro, anche l’abituale alimento di microrganismi più grandi che si nutrivano per fagocitosi. Accadde, però, che alcuni cianobatteri ‘inglobati’ non venissero ‘digeriti’. Continuarono così a vivere in simbiosi, trasformandosi poi in cloroplasti (verdi). Attraverso meccanismi, in parte simili, si formarono anche altri organelli e strutture che sfociarono nella nascita delle cellule eucariote (provviste di nucleo), da cui si sono successivamente evoluti gli organismi pluricellulari (le piante e gli animali superiori). Ma anche una parte dei cloroplasti subì una trasformazione, specializzandosi – per svolgere altre funzioni – in cromoplasti (giallo-arancione) e amiloplasti (privi di colore) che, in varia misura, contribuiscono alla colorazione delle piante.

I colori delle piante
Il colore delle piante è, quindi, legato alla presenza di clorofilla, ma anche di altri pigmenti. Tra questi spiccano i circa 350 tipi di carotenoidi, distinti in caroteni e xantofille, che conferiscono a vari organi di piante (petali, frutti, ecc.) colorazioni giallo-arancione e rosse. Li possiamo osservare, ad esempio, nelle infiorescenze giallastre, nei frutti dei pomodori e dei peperoni, nei fittoni delle carote.
Tra le sostanze colorate che si formano nelle cellule vegetali vi sono anche le antocianine, gli antoclori, l’antofeina, l’alcannina e il tannino, colorante ligneo che si trova nelle pareti delle cellule più vecchie.
Le antocianine cambiano colore (virano) in funzione della reazione (pH) dell’ambiente cellulare in cui si trovano: sono rosse a pH acidi, diventano rosso-lillà a valori neutri, per poi passare a colori azzurri in ambiente moderatamente alcalino, fino a raggiungere tonalità giallo-verdi e gialle a pH fortemente alcalini. Sono responsabili della colorazione di molte specie di petali: il fiore della Pulmonaria officinalis, ad esempio, è inizialmente rosso, poi volge all’azzurro prima di appassire (l’invecchiamento della cellula influenza il mutamento chimico e, quindi, il colore). I fiori di alcune specie di ortensia (Hydrangea) sono azzurri, ma altre sfumature, dall’azzurro al blu, sono ottenibili annaffiando la pianta con solfato di alluminio o con soluzione di allume. Nel primo caso abbiamo fiori celesti, nel secondo di un azzurro molto vivo. Il fiore della viola odorata diventa rosso per effetto dei vapori di acido cloridrico.
Le antocianine contribuiscono non solo alla formazione dei colori dei petali ma anche di quelli di alcune parti vegetative della pianta: si trovano in gran quantità nell’uva (Vitis vinifera), e nell’olivella del Ligustrum vulgare. Sono responsabili del colore del cavolo rosso, del fittone della barbabietola, delle foglie rosse, giallastre e violacee di piante ornamentali e dei petali delle primule, dei girasoli, nonché del giallo della scorza dei limoni.

I colori di un giardino
Se è vero che Caino costruì la prima città e Dio il primo giardino, nella progettazione e realizzazione di quest’ultimo la scelta dei colori di piante e fiori ha una funzione decisiva, al di là degli obiettivi per cui viene realizzato e delle forme che assumerà. Da un punto di vista ottico essa può addirittura cambiare la percezione delle misure del giardino stesso. Vi sono colori che allargano lo spazio, danno profondità e suggeriscono altezze; altri che restringono il campo visivo e tendono dei tranelli ai nostri stessi sentimenti. Appaiono più vivaci e provocanti se nel loro ambito sono rappresentati da pochi esemplari e si differenziano più marcatamente dai colori dominanti nel loro contesto. Si può, ad esempio, guidare l’attenzione dell’osservatore verso punti determinati sfruttando la capacità di colpire e di suscitare interesse proprio di alcune piante dai colori particolari. Nel piantarle o nel collocarle occorre inoltre prestare attenzione allo spazio e all’atmosfera che si vuole creare, alle sensazioni che si vogliono trasmettere e agli elementi che le possono alterare.

È scontato che il colore rosso sia quello di maggiore impatto, che stimola l’occhio e attrae per primo l’attenzione. Va usato con cautela. Le piante portatrici di questo colore richiedono luoghi ben soleggiati. Quando vengono messi vicino alla casa, i fiori o le piante rosse non esercitano la proprietà che altrimenti hanno di rimpicciolire lo spazio. Le diverse tonalità del rosso hanno effetti vitalizzanti e sono molto care ai fanciulli. Mescolato con il giallo, il rosso produce effetti allegri e gioiosi e macchie di colori calde.

Il giallo è il colore della gaiezza e della luce solare; dovunque lo piantiamo porta luminosità e splendore, stimola la gioia di vivere e la creatività. I molti fiori gialli a primavera, le erbe con i loro colori verde-giallo tenero, le prime foglie verde-giallo degli alberi danno serenità e slancio vitale. Col diminuire dell’intensità e della forza dei raggi del sole, sono il giallo e il rosso che si offuscano più facilmente. Ad esempio, al calar del sole, il prato verde diventa più pallido, mentre i colori rossi sembrano volgere addirittura al nero.

L’azzurro è il colore più riposante e suscita la sensazione della calma e dello spazio libero e aperto. Come colore freddo preferisce l’ombra. I fiori azzurri incominciano a splendere verso il tramonto, perciò vanno collocati nei luoghi che sono più frequentati in quelle ore.

Forse il colore floreale di più facile impiego ed emozionalmente più ricco, ma meno esigente, è il rosa. È amichevole, crea un’atmosfera leggera – ‘rosea’ appunto – ed è accostabile praticamente ad ogni altro colore.

Il colore dei fiori bianchi offre calma e sicurezza e dà un senso di ampiezza a questo nostro giardino immaginario. Sia in pieno sole che sotto il raggio della luna, i petali bianchi risplendono perché rimandano il raggio luminoso e riempiono lo spazio di un certo splendore. Con l’impiego di luci artificiali possiamo ottenere effetti assolutamente estremi. Bisogna però accuratamente e prontamente eliminare i fiori appassiti perché, volti al marrone, rovinano l’effetto dei bianchi candidi.

Il grigio può armonizzare fra loro colori molto diversi. Il ramo grigio e i fiori color pastello danno un senso di morbidezza ad alcuni tipi di piante. Un insieme di piante grigio-verdi non ha l’effetto vitalizzante del fogliame di un verde fresco e, in gran quantità, può avere un effetto deprimente. Purtroppo, però, la sinfonia dei colori del nostro giardino può venire disturbata da altri fattori quali il non saper fornire il nutrimento giusto alle piante o prevedere le loro possibili malattie.

Colori ‘sani’ e colori ‘malati’
Vediamo spesso che il fogliame di una pianta, naturalmente verde, incomincia ad impallidire e poi ingiallisce. Questo fenomeno si chiama clorosi. Le cause possono essere diverse: la mancanza di azoto, un terreno troppo umido (ad esempio per un eccessivo ristagno di acque) o la presenza di parassiti; nei casi più frequenti, però, si tratta della mancanza di ferro. Non che ci sia poco ferro nel terreno, ma spesso la presenza di calce o di magnesio lo lega e la pianta non riesce ad assorbirlo; eppure questa sostanza è assolutamente necessaria per la formazione dei corpuscoli cromatici verdi.

La mancanza di azoto si manifesta innanzitutto nelle foglie più basse che ingialliscono perché la pianta, per conto suo, trasferisce l’azoto disponibile nelle parti più alte e giovani di nuova fioritura. Anche l’assenza di calcio, zinco e magnesio può provocare la clorosi.

Le foglie possono sbiancarsi, diventare di colore verde pallido per la mancanza di calcio, di rame o di boro. La mancanza di fosforo produce un viraggio del colore verso il verde scuro, il rossastro o un color bronzo.

Le infiorescenze più recenti presentano un iniziale colore giallo, in altri casi rossastro (per la funzione protettiva delle antocianine), ma tali sfumature, con l’aumento della concentrazione di clorofilla, mutano in un colore verde che permane fino alla fine del periodo vegetativo della pianta.

Anche la presenza di virus può causare variazioni di colore: il nostro tulipano, ad esempio, che per anni ha conservato il suo colore bianco, diventa striato, quasi rigato, per effetto di un’infezione virale.

Il fogliame variopinto è molto spesso il prodotto di operazioni di innesto e selezione. Incontriamo, ad esempio, piante con le foglie verdi e bianche, le cui macchie sono state causate da alcuni derivati flavonici: sulle parti bianche della foglia non avviene nemmeno la fotosintesi, ma la pianta si sviluppa comunque in modo sano e bello. Una fioritura di foglie colorate si sviluppa però in genere spontaneamente, per una mutazione dei germogli che può venire ulteriormente moltiplicata con innesti a gemma, o moltiplicazioni per talea (ad esempio le cosiddette ‘piante chimeriche’).

I colori autunnali
Le giornate che si accorciano d’autunno e l’abbassamento della temperatura notturna avviano nelle piante dalle foglie cedue dei processi di mutamento dei colori. Nelle foglie le sostanze cromatiche si fluidificano e si rifugiano nelle radici della pianta stessa. La clorofilla sparisce, rimangono solo le sostanze che producono la colorazione gialla (ad esempio carotene e antofilli) e si formano intanto nuove sostanze coloranti. Come l’aria si raffredda progressivamente, le sostanze rosse (antocianine) acquistano una funzione predominante. Ma il colore brunastro delle foglie è dato dalla massa delle cellule ormai morte. La relativa siccità autunnale e le precoci gelate ci privano della magnifica varietà di colori che c’erano, ed entrambi i fenomeni impediscono il formarsi di fogliame colorato. I colori più significativi delle foglie d’autunno sono il giallo per molti tipi di acero (Acer), per il ginkgo biloba, il liriodendro (Liriodendron tulipifera) il nocciolo cinese (Hamamelis mollis)…
Rossi sono, ad esempio, la quercia palustre (Quercus palustris), l’acero trifoglie (Acer buergerianum), l’albero del veleno tanninico (Cotinus Coggygria).

A seconda del contesto culturale il significato simbolico dei colori delle piante può variare notevolmente. Al di là di quanto abbiamo già accennato sopra, va detto che è opportuno che ci circondiamo di piante il cui mondo cromatico corrisponda meglio all’andamento dei nostri sentimenti, ai nostri umori e a quelle che riteniamo le caratteristiche della nostra personalità, senza grandi fratture nelle scelte. E che sorprendiamo le persone che ci sono più care con fiori che veicolano significati simbolici, ad esempio con rose rosse che significano non solo amore, ma anche passione e attrazione, o bianche che simboleggiano innocenza e candore di intenzioni: la rosa bianca è il contrapposto di quella rossa. Nelle nostre tradizioni si può utilizzare il simbolismo dei colori floreali con audacia e determinazione. Così i fiori bianchi nei cimiteri alludono alla morte non come disfacimento ma come liberazione dalle passioni, calma e pace e cessazione della tempesta dei desideri. Persone diverse si sentono a loro agio in contesti di colori assai diversi. La natura ne ha provvisti una gamma sterminata, come sanno i pittori, che da sempre cercano di cogliere e riprodurre i colori dei fiori. Ha scritto in proposito il pittore russo Wassily Kandinsky che «il colore influenza l’anima umana nel modo più diretto. Il colore – come nel pianoforte – è il tasto, l’occhio è il martelletto, e l’anima è lo strumento dalle mille corde diverse». L’essenziale, comunque, secondo l’adagio ungherese (ma non solo), è che chi ama i fiori non può essere un malvagio.

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