MISURA

La massima antica «l’uomo è misura di tutte le cose», rinverdita e fatta propria sia simbolicamente che graficamente dal Rinascimento italiano, è la base di tutte le culture della fascia ‘temperata’ del nostro globo e potrebbe da sola giustificare il peso della civiltà europea intesa come ‘civilizzazione dell’universale’, fatta o in via di farsi faticosamente dall’uomo e per l’uomo, inteso come ideale universale, principio e fine di ogni valore dell’esistere.
Questa nostra zona, risparmiata fino ad ora da quei fenomeni estremi e ineludibili di cui madre natura sa essere così prodiga, conosce misure perfette adatte all’uomo e alle sue temperate necessità, moderati progetti, contenute aspirazioni e voglie. Civiltà europea è tutto questo. Solo questo. Perciò civiltà deve continuare ad essere anche moderazione, capacità di adattarsi, equità e sostenibilità, flessibilità nella comprensione, inflessibilità nel rigore morale e nell’assunzione di responsabilità, generosità nell’accontentare gli altri assai più che se stessi. Con-vivenza. Dove l’extra, il super, il furor, l’eccesso, sconfinano nell’orrido e nel grottesco. Nella Gerusalemme liberata di Torquato Tasso, poema troppo frettolosamente messo da parte perché oggi può superficialmente apparire ‘politically uncorrect’, Tancredi, eroe crociato che ama Clorinda, la bella eroina islamica, non riconoscendola in una armatura frusta e in vesti non sue, trascinato dal suo furore guerriero la trafigge a morte in duello.
Per questa dismisura che trasforma un amante in assassino Tancredi, come chi ha violato la legge della misura, vivrà sì, ma «…Vivrò fra i miei tormenti e le mie cure / Mie giuste furie, forsennato, errante… / Temerò me medesmo, e da me stesso / Sempre fuggendo, avrò me sempre appresso» (G.L., XII, 77).

multiverso

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