SENSO

Nel tempo accumuliamo cose, e solo il tempo conferisce loro senso. La nostra casa, il luogo dove abitano insieme a noi gli oggetti che per motivi diversi scegliamo o troviamo, raccogliamo, utilizziamo, anche soltanto conserviamo, o anche dimentichiamo di avere, diventa così il regno di segni innumerevoli e a noi molto spesso ignoti. Il quadro lascia dunque il suo segno sulla parete, il mobile sul pavimento, l’oggetto sul ripiano, e ogni oggetto su ogni altro oggetto vicino… Ogni cosa nella casa entra in intimo dialogo con le altre e la sua permanenza negli spazi del vissuto lascia una traccia importante, che racchiude il senso, che rende visibile il tempo trascorso, da noi e dagli oggetti.

Mario Cresci, un artista sensibile ai segni, fine conoscitore dei codici dell’arte e delle cose del mondo, ha indagato le tracce dei suoi oggetti una volta che essi, a causa di un trasloco, sono stati spostati dal loro luogo, come pianticelle strappate alla terra della quale fino a un istante prima si nutrivano.

Per una singolare coincidenza pure io, che ora scrivo questo breve testo, ho da poco traslocato. Questo scritto è il primo che nasca nella mia nuova casa. Anch’io, come Cresci, ho visto nella mia vecchia casa, molto a lungo vissuta, segni sui muri e sul pavimento lasciati dai miei oggetti, misteriosi segni nascosti di cui ignoravo l’esistenza, mentre vivevo là il mio tempo: vedevo solo gli oggetti, non i segni che essi lentamente lasciavano sulla materia di cui è composto il luogo che li ospitava. Io non li ho fotografati, non ho costruito racconti visivi sui segni lasciati dagli oggetti sulle superfici della vecchia casa. Essi resteranno, forse, nel mio pensiero, e solo lì, forse, creeranno senso. Mentre io, in questo momento, per certi aspetti sto cercando di creare senso attraverso la scrittura. Cresci, a differenza di me, non ha potuto lasciare la sua vecchia casa senza fotografare quei segni insieme a piccoli oggetti solitari rimasti abbandonati qua e là: egli infatti da sempre cerca il senso creando immagini, dunque per lui i suoi oggetti strappati alla vecchia casa possono riconquistare senso proprio grazie alla lettura dei segni che la fotografia rintraccia, riorganizza, fissa, ai quali il disegno fa eco, come a rappresentare il vagare del pensiero. Così, mentre ormai gli oggetti si avviano a un’altra vita e a un inedito senso in una nuova casa, le fotografie si incaricano di fermare, frenare il senso rimasto impigliato in semplici tracce sul muro, sul pavimento di un luogo che non c’è più.

multiverso

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