VUOTO

Le fotografie di Giovanni Zaffagnini della serie ‘Tecla’ (1989-1992) oscillano tra il giorno e la notte, collocandosi in uno spazio-tempo indefiniti. Tecla è infatti, in Le città invisibili di Italo Calvino, la città mai finita, sempre in costruzione, la città-cantiere. Zaffagnini, che in altre sue ricerche fotografiche ha fatto riferimento ad altri scrittori come Campana o Borges, Joyce o Dante, pensando alla Tecla calviniana sembra dare rappresentazione a un paesaggio-cantiere, che non riesce a esistere, non determinato, anzi avvolto nella nebbia o inghiottito dal buio. La nebbia/giorno e il buio/notte costituiscono una sorta di codice binario positivo/negativo che anziché far parlare il paesaggio lo rende muto, come vuoto, in attesa di essere. Anche il colore esita a uscire, soffocato da una vaghezza dalla quale affiorano solo sparsi segni, piccole tracce, cenni di materie. Le immagini si pongono dunque su un crinale tra apparizione e sparizione e il paesaggio, che significa il mondo stesso, è colto in uno stato di esitazione e di attesa.

Si è spesso parlato della fotografia come arte della memoria, come strumento capace di dare corpo ai ricordi e di testimoniare la storia. Ma le fotografie, se è vero che ci aiutano a ricordare, hanno anche molto ridimensionato la potenza del ricordo come stato d’animo intenso, e semplificato i processi complessi attraverso i quali esso, talvolta ma non sempre, risale in superficie, in una certa misura prendendone il posto. Sopraffatti dall’evidenza delle immagini, la lontananza e la profondità del tempo ci sfuggono.

I puntuali mezzi tecnologici di registrazione dell’esperienza, dei quali la fotografia è la capostipite, generando un’infinita proliferazione di immagini e penetrando in tutti gli aspetti del reale fin quasi a frantumarli, tendono, nella contemporaneità, nella crescente complessità del mondo, a far esplodere il concetto stesso di storia, insieme a quello di tempo. Forse per questo le fotografie più vuote, più sole e mute, più vaghe, ci interrogano, forse ci ricordano qualcosa, che però non sappiamo più.

multiverso

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