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Prendere coscienza. Incontro con Daniele Vicari

«La sospensione dei diritti civili e di quelli della persona accaduta nella scuola Diaz e a Bolzaneto non mette in discussione semplicemente le idee di chi è stato massacrato di botte, ma mette in discussione la nostra civiltà che si basa sul diritto. È una cosa più originaria e, per certi versi, più importante di qualunque lettura politica che io potessi dare a questa vicenda. Io faccio cinema, non sono un politico, sono un narratore e, per me, fin dall’inizio e poi nella scrittura della sceneggiatura, la cosa più importante è stata quella di trasmettere a chi avrebbe guardato il film lo spaesamento delle persone che erano lì dentro e anche il mio mentre leggevo gli atti; la rabbia delle persone che erano lì dentro era anche la mia rabbia, la loro frustrazione era anche la mia… con questo film ho voluto essere il più lontano possibile dalla cronaca e il più concentrato possibile sul senso di questa vicenda, perché io credo che anche le persone più distanti ideologicamente da quelli che erano a manifestare le loro idee non possano non prendere coscienza della gravità di quanto è accaduto, a prescindere, ripeto, dalle idee delle persone che erano alla Diaz e a Bolzaneto». È questa una parte dell’intervento che Daniele Vicari ha fatto incontrando il pubblico delle ‘Voci dell’inchiesta’ di Pordenone che il 14 aprile 2012 ha ospitato l’anteprima del suo film ‘Diaz – Don’t Clean Up This Blood’. Multiverso ha incontrato il regista durante la ‘Festa del cinema del reale’ (Specchia 25-28 luglio 2012), ponendogli alcune domande che si possono ascoltare nei video qui pubblicati. In aggiunta (gli ultimi due video), alcuni stralci dall’incontro di Pordenone, in cui compare assieme a Carlo A. Bachschmidt, autore del film documentario ‘Black Block’.

Si ringrazia: Le voci dell’inchiesta di Pordenone (www.voci-inchiesta.it/) e La Festa del cinema del reale di Specchia (www.cinemadelreale.it).

DANIELE VICARI

Daniele Vicari è regista e sceneggiatore. Laureato in Storia e critica del cinema all’Università La Sapienza di Roma, si dedica, a partire dagli inizi degli anni ’90, prima alla critica cinematografica e poi ai primi cortometraggi e documentari. I suoi lavori più significativi sono: ‘Velocità massima’ (2002, David di Donatello per il miglior esordio alla regia e Premio Pasinetti per il miglior film); ‘L’orizzonte degli eventi’ (2005), ‘Il mio paese’ (2006, David di Donatello per il miglior documentario), ‘Il passato è una terra straniera’ (2008) e ‘Diaz – Don’t clean up this blood’ (2012, Premio del Pubblico al Festival di Berlino); ‘La nave dolce’ (2012, documentario presentato fuori concorso alla 69a edizione della Mostra del cinema di Venezia).